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Monday 14 October 2013

Mediocrità dell'arte o arte della mediocrità?

Non sono esperto di arte. Non sono esperto.
Quello che ogni giorno faccio è cercare di capire meglio, conoscere nuove cose, fare nuove esperienze.


Difficile definire l’arte. Molti ci hanno provato e forse qualcuno c’è riuscito. Aldilà delle opere, quali esse siano, a me interessa parlare più degli “artisti”. In fondo ogni opera d’arte non sarebbe tale senza l’artista. Qui tutto si complica. Chi da la patente di artista? Ci vuole una patente?


Non voglio nemmeno ricercare le origini antropologiche o etimologiche dell’arte e del fare d’arte. Cercherò di fare un’analisi molto più semplice. Diciamo proprio “terra terra” e molto personale.


Come approccio preferisco pensare all’artista come colui che ha una innata volontà di “creare”, intesa come creatività quale libera espressione del proprio modo di essere e pensare.
Sceglie in genere quello che più si avvicina alla sua indole, che sia pittura, scultra, musica, scrittura, ecc.
Indole che molte volte non significa disporre di un talento naturale per “modellare una roccia”, “usare i colori”, “disegnare con la matita cerchi perfetti”, “pigiare i tasti giusti al momento giusto di un pianoforte” o “mettere insieme parole che hanno un senso”.
Spesso chi ha questo talento, scaturito magari da geni ereditati o dalla casualità di madre natura, non necessariamente diventa un’artista.


Penso che l’artista sia una dimensione a parte. Una dimensione dove “creatività” e “passione” si fondono e creano un mix irresistibile. Il talento del saper fare può essere d’aiuto, ma non necessariamente diventa indispensabile. Può essere sostituito con il duro lavoro, la sperimentazione, il coraggio di prendere strade mai percorse. Sì forse proprio il “coraggio” è il terzo componente essenziale di quel mix che rende una persona qualunque un’artista.


E chi non riesce ad avere tutti questi ingredienti a disposizione allora come si pone? Io penso ad una figura intermedia, che comunque può avere una sua ragione d’essere: anzi dovrebbe averla.
Si tratta di riconoscerla come tale, prima di tutto di riconoscersi come tale: l’essere “artigiano”.
In fondo la radice è sempre l’arte. Non c’è nulla di male ad essere “artigiano”. Sicuramente tutti gli “artisti” sono stati anche “artigiani”. Solo con il successivo perfezionamento della tecnica unita alla creatività, alla passione e al coraggio si arriva all’arte.
Sembrerà un percorso semplicistico (sicuramente lo è), ma è il percorso che molti artisti hanno fatto.
Con questo non voglio dire che l’artista sia migliore dell’artigiano. Mi capita spesso di preferire le opere di un artigiano che di un artista: tutto è soggettivo in fondo.


Tutto questo discorso che c’entra con la mediocrità?


Penso sia mediocre e soprattutto penso che sia anche una delle pratiche più utilizzate, quella di cercare e di trovare scorciatoie rispetto ad un percorso secondo me necessario a cui ogni “creativo” motivato da una inguaribile “passione” e supportato da vero “coraggio”, non può sottrarsi.
Non si tratta di essere “maledetti” o altre baggianate del genere, ma credo sia soprattutto evidente che in molti casi non ci troviamo di fronte a nessuno dei 3 componenti del mix irresistibile. Anzi.
Troppe volte ci imbattiamo in situazioni dove la creatività è semplicemente “rubare” l’idea senza avere nemmeno la grazia di citare la fonte ispirattrice; la “passione” si manifesta esclusivamente con una corsa alla visibilità a tutti i costi e il “coraggio” nel cercare rifugio e conforto delle proprie azioni al riparo da ogni possibile critica od osservazione.


In sintesti la vera arte in questo caso è proprio la “mediocrità”. L’arte della mediocrità.


Sono sempre stato a favore della totale libertà di espressione in qualsiasi forma si scelga di rappresentarla, ma non chiamamo artista, chi invece della mediocrità ne ha fatta una vera e propria arte. A dire il vero io non lo chiamerei nemmeno artigiano, perchè sinceramente in questo caso non ne capisco l’utilità.

Troppo spesso mi capita invece di non riconoscere in certi lavori nè l’artista nè tanto meno l’artigiano, ma semplice spazzatura organica riciclata.

2 comments:

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  2. Hai detto una cosa che a me era sfuggita: il coraggio. Ma chi ha il Sacro Fuoco di solito lo trova il coraggio, a meno che , la sua strada non sia un percorso ad ostacoli impossibile da arginare. Per tutto il resto mi trovi d'accordo.

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