Lo so non scrivo molte parole, per quanto riguarda le frasi ancora stento ... insomma questo blog è "scarso", in quanto a frequenza di aggiornamenti e contenuti.
Diciamo che preservo le mie energie in altre attività che forse meglio si adattano al sottoscritto. In genere scrivo se ho qualcosa da dire (questo vale anche per il parlare). A volte lo faccio solo per parlare con me stesso.
A quest'ora di notte il pensiero che proprio non mi ha fatto resistere è quello di parlare dell'arte di copiare.
Ci sono molti esempi di questa "raffinata arte", soprattutto se il risultato supera l'opera originale, l'arricchisce o in qualche modo la rende unica. A volte non si "copia", ma si prende spunto (questo per i musicisti, gli artisti in genere è una regola quasi immacolata) per creare qualcosa di "nuovo" e magari si spera di "migliore".
Quando però vedo "copiare" le idee, e le vedo copiate pure male, accompagnate da pessimo gusto e da una proverbiale e sconcertante sfacciataggine resto veramente basito.
Basito perchè se il copiare si limita a "ispirarsi" a qualcosa che qualcun altro ha precedentemente creato può essere un'operazione intelligente che va comunque sostenuta, quando diventa un esercizio di tipo "carta carbone" (usata naturalmente), penso che queste persone abbiano veramente perso l'occasione un'altra volta ancora non di "pensare" ma di dimostrare che "possono anche essere in grado di pensare". Già il pensiero, dare fondo alle idee, lo so, non è pratica facile: richiede soprattutto onestà intellettuale. Ma in questi casi non si scorge nemmeno un lumicino di semplice "onestà". Figuriamoci di quella intellettuale.
Parleremo di musica, di emozioni e di passioni.
Monday, 10 February 2014
Tuesday, 15 October 2013
Quaquaraquà
Direttamente da Wikipedia:
"Quaquaraquà, a volte scritto quacquaraquà, è un termine fonosimbolico della lingua siciliana, ormai d'uso comune in quella italiana, in entrambe con il significato di persona particolarmente loquace, ma priva di capacità effettive, per questo ritenuta scarsamente affidabile."
e giusto per non farvi mancare niente eccovi un'altra citazione:
« Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i piglia...ulo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo… »
(L. Sciascia - Il giorno della civetta)
Intendiamoci questa teoria esprime chiaramente una certa cultura mafiosa (è infatti proprio don Mariano, mafioso e uno dei personaggi del libro dell'autore siciliano a esprimere questo concetto al protagonista del romanzo).
Eppure Sciascia in questo romanzo, amaro ma limpido, caratterizzato da una lucidità nel raccontare la mafia, come forse nessun altro autore siciliano aveva avuto il coraggio di raccontare fino ad allora, evidenzia proprio questa contrapposizione tra "uomini e non".
Non voglio ora parlarvi della mafia. Non ne sarei capace. Questo romanzo mi ha fatto semplicemente ripensare al coraggio: quello di chi è deciso a lottare per ciò in cui crede.
E cosa c'entra con una rockstar questo? Soprattutto con la vita da rockstar? Ci vuole coraggio a scegliere di essere una rockstar. Di quelle vere intendo.
Non parlo di quelle di plastica o peggio ancora improvvisate. Quelle per capirci che a malapena sanno esprimere un benchè minimo di passione in quello che fanno, anche se magari sanno vendere la propria merce come "il meglio che ci sia", quelli che senza avere nè arte nè parte si inventano chissà quale abilità o destrezza, ma sempre senza una reale e comprovata capacità, e che in fondo sanno solo cogliere, guidati da un innato opportunismo, quei vuoti che a volte si dimostrano delle vere e proprie voragini, per cui anche sapere fare una piccola cosa diventa un'impresa. Questo succede purtroppo in tutti i campi. E succede anche nella musica. Succede a tante rockstar o considerate tali.
Il mondo è pieno di "aspiranti" rockstar. Semplicemente perchè tutti vogliono esserlo, ma quando poi si viene al dunque i quaquaraquà spopolano e la fanno da padrone. Intendiamoci: conosco qualche rockstar (anche se di musica magari proprio non se ne intende o non ne mastica affatto).
Quello che volevo esprimere è semplicemente un pensiero. Se la nostra storia, le nostre radici e quindi il modo in cui viviamo e lasciamo vivere, ha generato il concetto di "quaquaraquà" allora significa che esiste davvero questa suddivisione dell'essere, insomma ci identifichiamo in questo concetto espresso da don Mariano e raccontato da Sciascia, che fotografa una società che non è poi tanto cambiata.
Insomma ci sono "uomini e non", anche "donne e non", siamo chiari. Non esiste distinzione di sesso.
Non so se per i tanti "quaquaraqua" la vita ha un senso.
Per una vita da rockstar sicuramente un senso ci vuole. Per molti sarà quello sbagliato, per altri sarà inaccettabile o vergognoso (a seconda di quale confessione o credo appartengono), per altri semplicemente assurdo.
L'importante è che abbia senso per se stessi anche a costo di essere figli di un do (non è un errore di battitura) minore.
Adeu.
"Quaquaraquà, a volte scritto quacquaraquà, è un termine fonosimbolico della lingua siciliana, ormai d'uso comune in quella italiana, in entrambe con il significato di persona particolarmente loquace, ma priva di capacità effettive, per questo ritenuta scarsamente affidabile."
e giusto per non farvi mancare niente eccovi un'altra citazione:
« Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i piglia...ulo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo… »
(L. Sciascia - Il giorno della civetta)
Intendiamoci questa teoria esprime chiaramente una certa cultura mafiosa (è infatti proprio don Mariano, mafioso e uno dei personaggi del libro dell'autore siciliano a esprimere questo concetto al protagonista del romanzo).
Eppure Sciascia in questo romanzo, amaro ma limpido, caratterizzato da una lucidità nel raccontare la mafia, come forse nessun altro autore siciliano aveva avuto il coraggio di raccontare fino ad allora, evidenzia proprio questa contrapposizione tra "uomini e non".
Non voglio ora parlarvi della mafia. Non ne sarei capace. Questo romanzo mi ha fatto semplicemente ripensare al coraggio: quello di chi è deciso a lottare per ciò in cui crede.
E cosa c'entra con una rockstar questo? Soprattutto con la vita da rockstar? Ci vuole coraggio a scegliere di essere una rockstar. Di quelle vere intendo.
Non parlo di quelle di plastica o peggio ancora improvvisate. Quelle per capirci che a malapena sanno esprimere un benchè minimo di passione in quello che fanno, anche se magari sanno vendere la propria merce come "il meglio che ci sia", quelli che senza avere nè arte nè parte si inventano chissà quale abilità o destrezza, ma sempre senza una reale e comprovata capacità, e che in fondo sanno solo cogliere, guidati da un innato opportunismo, quei vuoti che a volte si dimostrano delle vere e proprie voragini, per cui anche sapere fare una piccola cosa diventa un'impresa. Questo succede purtroppo in tutti i campi. E succede anche nella musica. Succede a tante rockstar o considerate tali.
Il mondo è pieno di "aspiranti" rockstar. Semplicemente perchè tutti vogliono esserlo, ma quando poi si viene al dunque i quaquaraquà spopolano e la fanno da padrone. Intendiamoci: conosco qualche rockstar (anche se di musica magari proprio non se ne intende o non ne mastica affatto).
Quello che volevo esprimere è semplicemente un pensiero. Se la nostra storia, le nostre radici e quindi il modo in cui viviamo e lasciamo vivere, ha generato il concetto di "quaquaraquà" allora significa che esiste davvero questa suddivisione dell'essere, insomma ci identifichiamo in questo concetto espresso da don Mariano e raccontato da Sciascia, che fotografa una società che non è poi tanto cambiata.
Insomma ci sono "uomini e non", anche "donne e non", siamo chiari. Non esiste distinzione di sesso.
Non so se per i tanti "quaquaraqua" la vita ha un senso.
Per una vita da rockstar sicuramente un senso ci vuole. Per molti sarà quello sbagliato, per altri sarà inaccettabile o vergognoso (a seconda di quale confessione o credo appartengono), per altri semplicemente assurdo.
L'importante è che abbia senso per se stessi anche a costo di essere figli di un do (non è un errore di battitura) minore.
Adeu.
Monday, 14 October 2013
Mediocrità dell'arte o arte della mediocrità?
Non sono esperto di arte. Non sono esperto.
Quello che ogni giorno faccio è cercare di capire meglio, conoscere nuove cose, fare nuove esperienze.
Difficile definire l’arte. Molti ci hanno provato e forse qualcuno c’è riuscito. Aldilà delle opere, quali esse siano, a me interessa parlare più degli “artisti”. In fondo ogni opera d’arte non sarebbe tale senza l’artista. Qui tutto si complica. Chi da la patente di artista? Ci vuole una patente?
Non voglio nemmeno ricercare le origini antropologiche o etimologiche dell’arte e del fare d’arte. Cercherò di fare un’analisi molto più semplice. Diciamo proprio “terra terra” e molto personale.
Come approccio preferisco pensare all’artista come colui che ha una innata volontà di “creare”, intesa come creatività quale libera espressione del proprio modo di essere e pensare.
Sceglie in genere quello che più si avvicina alla sua indole, che sia pittura, scultra, musica, scrittura, ecc.
Indole che molte volte non significa disporre di un talento naturale per “modellare una roccia”, “usare i colori”, “disegnare con la matita cerchi perfetti”, “pigiare i tasti giusti al momento giusto di un pianoforte” o “mettere insieme parole che hanno un senso”.
Spesso chi ha questo talento, scaturito magari da geni ereditati o dalla casualità di madre natura, non necessariamente diventa un’artista.
Penso che l’artista sia una dimensione a parte. Una dimensione dove “creatività” e “passione” si fondono e creano un mix irresistibile. Il talento del saper fare può essere d’aiuto, ma non necessariamente diventa indispensabile. Può essere sostituito con il duro lavoro, la sperimentazione, il coraggio di prendere strade mai percorse. Sì forse proprio il “coraggio” è il terzo componente essenziale di quel mix che rende una persona qualunque un’artista.
E chi non riesce ad avere tutti questi ingredienti a disposizione allora come si pone? Io penso ad una figura intermedia, che comunque può avere una sua ragione d’essere: anzi dovrebbe averla.
Si tratta di riconoscerla come tale, prima di tutto di riconoscersi come tale: l’essere “artigiano”.
In fondo la radice è sempre l’arte. Non c’è nulla di male ad essere “artigiano”. Sicuramente tutti gli “artisti” sono stati anche “artigiani”. Solo con il successivo perfezionamento della tecnica unita alla creatività, alla passione e al coraggio si arriva all’arte.
Sembrerà un percorso semplicistico (sicuramente lo è), ma è il percorso che molti artisti hanno fatto.
Con questo non voglio dire che l’artista sia migliore dell’artigiano. Mi capita spesso di preferire le opere di un artigiano che di un artista: tutto è soggettivo in fondo.
Tutto questo discorso che c’entra con la mediocrità?
Penso sia mediocre e soprattutto penso che sia anche una delle pratiche più utilizzate, quella di cercare e di trovare scorciatoie rispetto ad un percorso secondo me necessario a cui ogni “creativo” motivato da una inguaribile “passione” e supportato da vero “coraggio”, non può sottrarsi.
Non si tratta di essere “maledetti” o altre baggianate del genere, ma credo sia soprattutto evidente che in molti casi non ci troviamo di fronte a nessuno dei 3 componenti del mix irresistibile. Anzi.
Troppe volte ci imbattiamo in situazioni dove la creatività è semplicemente “rubare” l’idea senza avere nemmeno la grazia di citare la fonte ispirattrice; la “passione” si manifesta esclusivamente con una corsa alla visibilità a tutti i costi e il “coraggio” nel cercare rifugio e conforto delle proprie azioni al riparo da ogni possibile critica od osservazione.
In sintesti la vera arte in questo caso è proprio la “mediocrità”. L’arte della mediocrità.
Sono sempre stato a favore della totale libertà di espressione in qualsiasi forma si scelga di rappresentarla, ma non chiamamo artista, chi invece della mediocrità ne ha fatta una vera e propria arte. A dire il vero io non lo chiamerei nemmeno artigiano, perchè sinceramente in questo caso non ne capisco l’utilità.
Troppo spesso mi capita invece di non riconoscere in certi lavori nè l’artista nè tanto meno l’artigiano, ma semplice spazzatura organica riciclata.
Sunday, 1 April 2012
Vita da rockstar: storia di un sogno
Ciao ho deciso di pubblicare su questo blog la storia di un sogno. La mia storia. Il mio sogno. Come si arriva ad essere una rockstar. Per adesso lo pubblicherò solo in italiano. Se qualche anima pia vuole tradurlo in inglese ne sarò ben felice.
Per leggere la storia clicca qui
Per leggere la storia clicca qui
Friday, 2 December 2011
Digital or Analog ?
I won't write about between digital and analog music differences, I have clear ideas about that and in any case there is room for both. Digital needs some analog as analog needs digitalAt the moment.
I want to tell you my vision of "digital" and "analog" speaking about social network.
I'm using the network since when it started (even when those who said that Italy would never be widespread and that the only valid means of communication and innovative was the fax).
In 1998 I created an internet provider company and I struggled from the start with modems and routers, but especially with browsers and HTML. My experience is born with BBS (arcane systems of social networking), then moved to the forum and web 2.0 when everybody was talking about it but nobody knew what really was, someone finally realized that maybe the mail was an effective and immediate tool, that a site Web could be a great way to communicate and so on. and so on.Now it's cloud computing time (I use professionaly since last 3 years) and it seems the digital revolution. But I will not dwell on these technical aspects.I want us to talk about everything that is social networking. Well honestlyI I'm a little 'tired. I find them redundant and somewhat useless as well as take time to read and evaluate as a significant value for myself.
I honestly think that 80% is "trash".
The 10% replication of things in some way already known or heard ("heated soup").
5% can be almost funny to get you to smile and then take a break from everyday life.
Maybe last 5% is interesting.I do not want to judge this system, I just want to express my way of dealing with the network. I think people have a need to express what they have inside. Each of us should have the opportunity to do so freely and using as many tools is possible. Social networking is awesome.
It 'also true that sometimes the result is really bad quality when I want to express every 10 minutes or every two hours something that is not interesting at all.
Looks like to a "bar" where we once found himself shooting "bullshit", remember rosy past, telling tall tales or simply to invent "provincial gossips."
Now it seems that the level is raised, it seems that we always talk about more concrete things, of hidden truths, commendable initiatives. No projects?. If there is a will to do something and to work using the "net", sometimes it becomes a powerful excuse (especially ourselves) that we are doing something or we are expressing a thought, a position.Well I am sick of "positions" and "thoughts" and I still really want to do, but when we get down to it you do not. People seem to run in front of a more concrete and sustained commitment. They are afraid to get involved (and I understand them).Who like me, gave up some years ago, now finds himself that what he believed in and one where we had thrown blood and blood is occupied by "selfish" people: they only want to think about themselves.I think that a movement like Occupy WallStreet could teach us something: even now that the press reports have forgotten about them we are still part of the 99%; it will increase up to 99.5% and only the 0.5% will manage the future of the world.So I stopped to write things that anybody will read. I am also tired to write songs for broken passion. Basically there are so many singers out, and see no spring on the horizon that could change my mind.I hate approval that has reached epidemic proportions in the network. And please do not post more on fb that you feel relaxed because you are finally able to ...
I'm not interested. I'm not a "digital native", but I know many "digital adoptions".
And do not talk about Steve Jobs. He was a good man maybe. I only hate proprietary systems and those looking to make a monopoly of the market. Regardless of whether or not a genius.I still prefer to listen to Eduardo De Filippo, or at least to read about the story of a Mr. Olivetti and what he had tried to do in Italy (but we destroyed it ... so all of us).
Aloha
Non vi parlerò della differenza tra digitale e analogico in riferimento alla musica, su quello ho le idee chiare e comunque c'è spazio per entrambi. Anzi diciamo che ognuno dei due mondi ha bisogno dell'altro. Almeno per adesso. Voglio raccontarvi la mia visione "digitale" e "analogica" dello stare connesso alla rete, di aderire ad uno o più social network. Se vogliamo anche di questo mio scrivere qua. Utilizzo la rete da sempre (anche quando chi diceva che in Italia non si sarebbe mai diffusa e che l'unico mezzo di comunicazione valido e innovativo era il fax). Nel 1998 ho aperto un'azienda di internet providing e ho lottato da subito con modem e router, ma soprattutto con browser e html. Venivo dalle BBS (arcani sistemi di social networking), passato poi ai forum e quando arrivò il web 2.0 di cui tutti parlavano ma nessun sapeva cosa realmente fosse, finalmente qualcuno si accorse che forse la mail era uno strumento efficace ed immediato, che un sito web poteva essere un'ottimo modo di comunicare ecc. ecc.
Ora parlano di cloud computing (nell'azienda in cui faccio il consulente lo adottiamo come fonte di reditto da ormai 2 anni) e sembra la rivoluzione digitale. Ma non voglio soffermarmi troppo su questi aspetti tecnici.
Voglio invece parlare di tutto quello che è social network. Beh sinceramente mi hanno un po' stufato. Li trovo ridondanti e per certi versi inutili oltre a richiedere molto tempo per leggere e valutare quanto di quello che ci trovo continuamente pubblicato abbia un valore significativo per il sottoscritto. Sinceramente penso che l'80% sia da buttare nel "cesso". Il 10% una replica di cose comunque in qualche modo conosciute o già sentite ("minestra riscaldata"), il 5% può essere quasi simpatico per farti fare un sorriso e quindi prendere una pausa dalla quotidianità e forse il 5% risulta interessante.
Non voglio giudicare questo sistema, voglio semplicemente esprimere il mio modo di affrontare la rete. Penso che le persone abbiano necessità di esprimere quello che hanno dentro. Ognuno di noi dovrebbe avere la possibilità di farlo liberamente e con quanti più strumenti. In questo la rete è formidabile.
E' anche vero che a volte il risultato è veramente pessimo qualitativamente. Vivere la rete, e soprattutto i social network, per esprimere ogni 10 minuti o ogni due ore un qualcosa che si ha dentro sinceramente la vedo un'esagerazione. Assomiglia sempre di più al "bar" dove ci si ritrovava una volta a sparare "minchiate", a ricordare rosei passati, a raccontarsi storie inverosimili o semplicemente a inventarsi "gossip provinciali".
Ora il livello sembra che si sia innalzato, sembra che si parla sempre di più di cose concrete, di verità nascoste, di iniziative lodevoli. Beh a me sembra che manca il più delle volte un progetto alle spalle. Se anche c'è la volontà di fare qualcosa e di impegnarsi utilizzando la "rete", a volte essa diventa un formidabile alibi (soprattutto verso noi stessi), che qualcosa stiamo facendo. Se non altro stiamo esprimendo un pensiero, una posizione.
Ebbene io sono stanco di "posizioni" e di "pensieri" e ho ancora tanta voglia di fare, ma quando arriviamo al dunque si fa poco. Le persone sembrano scappare di fronte ad un impegno più concreto e continuativo. Hanno paura di mettersi in gioco (e li capisco), ma questo ha creato una situazione che è sotto gli occhi di tutti.
Chi come me, si è arreso qualche anno fa, ora si ritrova che quello in cui credeva e quello in cui ci aveva buttato anima e sangue è occupata da persone "arriviste" ed "egoiste" che hanno solo voglia di pensare a se stessi.
E' successo nella politica, in un certo associazionismo (quello dove i soldi ci sono), in tutte quelle forme di aggregazione sociale dove comunque si poteva esercitare un potere. Ed in fondo a queste persone la "rete" va anche bene così. In fondo i rompico....ni si scannano sulla rete, e a parte qualche piccolo fastidio in fondo, diciamocelo ... non facciamo paura a nessuno.
Penso che un movimento come 99% potesse insegnarci qualcosa, ma ora che nemmeno la stampa ne parla più abbiamo dimenticato che facciamo ancora parte di quel 99% che diventerà sempre più 99.5% e che solo lo 0.5% gestirà il nostro mondo futuro.
Così mi sono rotto di scrivere cose che nessuno leggerà. Mi sono anche rotto di scrivere canzoni per passione. In fondo ci sono tanti cantori fuori, e non vedo nessuna primavera all'orizzonte che possa farmi cambiare idea.
Odio l'omologazione ormai dilagante anche in rete. E per favore non postate più su fb che vi sentite rilassati perchè finalmente siete riusciti a fare la ca..a. Non mi interessa.
Non sono un "nativo digitale", ma ho visto nascere tanti "digitali d'adozione", in fondo li ho anche aiutati ad diventarlo. Sinceramente, se lo sapevo non mi impegnavo tanto. Quasi quasi torno analogico.
E non parlatemi di Steve Jobs per favore. Odio i sistemi proprietari e chi cerca di fare del mercato un monopolio. A prescindere che sia un genio o meno.
Preferisco ancora ascoltare Eduardo De Filippo o almeno leggermi la storia di un certo sig. Olivetti e quello che aveva cercato di fare in Italia (ma noi siamo riusciti a distruggerlo ... sì tutti noi).
Aloha
Non vi parlerò della differenza tra digitale e analogico in riferimento alla musica, su quello ho le idee chiare e comunque c'è spazio per entrambi. Anzi diciamo che ognuno dei due mondi ha bisogno dell'altro. Almeno per adesso. Voglio raccontarvi la mia visione "digitale" e "analogica" dello stare connesso alla rete, di aderire ad uno o più social network. Se vogliamo anche di questo mio scrivere qua. Utilizzo la rete da sempre (anche quando chi diceva che in Italia non si sarebbe mai diffusa e che l'unico mezzo di comunicazione valido e innovativo era il fax). Nel 1998 ho aperto un'azienda di internet providing e ho lottato da subito con modem e router, ma soprattutto con browser e html. Venivo dalle BBS (arcani sistemi di social networking), passato poi ai forum e quando arrivò il web 2.0 di cui tutti parlavano ma nessun sapeva cosa realmente fosse, finalmente qualcuno si accorse che forse la mail era uno strumento efficace ed immediato, che un sito web poteva essere un'ottimo modo di comunicare ecc. ecc.
Ora parlano di cloud computing (nell'azienda in cui faccio il consulente lo adottiamo come fonte di reditto da ormai 2 anni) e sembra la rivoluzione digitale. Ma non voglio soffermarmi troppo su questi aspetti tecnici.
Voglio invece parlare di tutto quello che è social network. Beh sinceramente mi hanno un po' stufato. Li trovo ridondanti e per certi versi inutili oltre a richiedere molto tempo per leggere e valutare quanto di quello che ci trovo continuamente pubblicato abbia un valore significativo per il sottoscritto. Sinceramente penso che l'80% sia da buttare nel "cesso". Il 10% una replica di cose comunque in qualche modo conosciute o già sentite ("minestra riscaldata"), il 5% può essere quasi simpatico per farti fare un sorriso e quindi prendere una pausa dalla quotidianità e forse il 5% risulta interessante.
Non voglio giudicare questo sistema, voglio semplicemente esprimere il mio modo di affrontare la rete. Penso che le persone abbiano necessità di esprimere quello che hanno dentro. Ognuno di noi dovrebbe avere la possibilità di farlo liberamente e con quanti più strumenti. In questo la rete è formidabile.
E' anche vero che a volte il risultato è veramente pessimo qualitativamente. Vivere la rete, e soprattutto i social network, per esprimere ogni 10 minuti o ogni due ore un qualcosa che si ha dentro sinceramente la vedo un'esagerazione. Assomiglia sempre di più al "bar" dove ci si ritrovava una volta a sparare "minchiate", a ricordare rosei passati, a raccontarsi storie inverosimili o semplicemente a inventarsi "gossip provinciali".
Ora il livello sembra che si sia innalzato, sembra che si parla sempre di più di cose concrete, di verità nascoste, di iniziative lodevoli. Beh a me sembra che manca il più delle volte un progetto alle spalle. Se anche c'è la volontà di fare qualcosa e di impegnarsi utilizzando la "rete", a volte essa diventa un formidabile alibi (soprattutto verso noi stessi), che qualcosa stiamo facendo. Se non altro stiamo esprimendo un pensiero, una posizione.
Ebbene io sono stanco di "posizioni" e di "pensieri" e ho ancora tanta voglia di fare, ma quando arriviamo al dunque si fa poco. Le persone sembrano scappare di fronte ad un impegno più concreto e continuativo. Hanno paura di mettersi in gioco (e li capisco), ma questo ha creato una situazione che è sotto gli occhi di tutti.
Chi come me, si è arreso qualche anno fa, ora si ritrova che quello in cui credeva e quello in cui ci aveva buttato anima e sangue è occupata da persone "arriviste" ed "egoiste" che hanno solo voglia di pensare a se stessi.
E' successo nella politica, in un certo associazionismo (quello dove i soldi ci sono), in tutte quelle forme di aggregazione sociale dove comunque si poteva esercitare un potere. Ed in fondo a queste persone la "rete" va anche bene così. In fondo i rompico....ni si scannano sulla rete, e a parte qualche piccolo fastidio in fondo, diciamocelo ... non facciamo paura a nessuno.
Penso che un movimento come 99% potesse insegnarci qualcosa, ma ora che nemmeno la stampa ne parla più abbiamo dimenticato che facciamo ancora parte di quel 99% che diventerà sempre più 99.5% e che solo lo 0.5% gestirà il nostro mondo futuro.
Così mi sono rotto di scrivere cose che nessuno leggerà. Mi sono anche rotto di scrivere canzoni per passione. In fondo ci sono tanti cantori fuori, e non vedo nessuna primavera all'orizzonte che possa farmi cambiare idea.
Odio l'omologazione ormai dilagante anche in rete. E per favore non postate più su fb che vi sentite rilassati perchè finalmente siete riusciti a fare la ca..a. Non mi interessa.
Non sono un "nativo digitale", ma ho visto nascere tanti "digitali d'adozione", in fondo li ho anche aiutati ad diventarlo. Sinceramente, se lo sapevo non mi impegnavo tanto. Quasi quasi torno analogico.
E non parlatemi di Steve Jobs per favore. Odio i sistemi proprietari e chi cerca di fare del mercato un monopolio. A prescindere che sia un genio o meno.
Preferisco ancora ascoltare Eduardo De Filippo o almeno leggermi la storia di un certo sig. Olivetti e quello che aveva cercato di fare in Italia (ma noi siamo riusciti a distruggerlo ... sì tutti noi).
Aloha
Saturday, 1 October 2011
Rockstar or Songwriter ?
To be a SL Rockstar or a Songwriter? This is the question. I don't have an answer. No sorry, I have an answer.
I prefer to be a songwriter, just for one reason. Songs will stay (maybe not forever), SL rockstars (but not only SL) will poof sometime in the future.
The only reason because I decided to start to play in Second Life. To play my original songs. I write music and songs since when I started to play an instrument. I have never loved covers. I don't know why.
Maybe because I'm not really interested about music entartainment. I prefer to think about music as a creative opportunity
.
To write songs is like to paint, create a sculpture or write a poem. A way to communicate passion and emotions.
I like to play and sing my songs for people coming to my gigs.
This is the great Second Life opportunity. But many musicians didn't understand that. Many of them poofed maybe because SL numbers (traffic, listeners and so on) were not sufficient to justify live performances (maybe not so much money?).
I don't know why I still play in SL. Not for money. I'am sure. It's very difficult to earn money playin in SL: you need to play 5-6 live gigs per day. I respect who is able to do that.
I will never be able to do that (I'm not so professional). Maybe I spend all my energy writing songs instead to play live: but it's my choice.
I also prefer to listen to original music gigs in SL.
Yes it's more difficult to play original music. Avatars like to listen to music they know. But it's a choise that every musician has.
I'd like to listen more original musicians. Music needs someone that writes songs.
And in Second Life, music has less creative opportunities then other arts. Maybe it's not taken into consideration as painting, sculpure or even building. Music is just for entartainment. Maybe we need something different.
Rockstar o songwriter? Bella domanda. Beh preferisco ritenermi un songwriter. Le canzoni rimangono, le rockstar spariscono prima o poi (e non solo in SL). Non ho la pretesa di scrivere canzoni che resteranno alla storia, ma almeno quelle potrò sempre cantarmele o ascoltarmele in qualsiasi momento.
Ho cominciato a suonare in SL solo per un motivo: suonare le mie canzoni.
Scrivo musica e canzoni da quando ho cominciato con la prima chitarra. Non ho mai amato le cover. Non so perchè. Forse perchè non sono interessato alla musica come intrattenimento. Preferisco pensare alla musica come un'opportuinità creativa.
In fondo scrivere canzoni è come creare un quadro, una scultura o scrivere una poesia. Un modo per esprimere le proprie tensioni, emozioni e passioni.
La cosa che più mi prende in questo senso è poter suonare e cantare le mie canzoni per qualcuno. Questa è la grande opportunità di SL. Un'opportunità che forse non molti musicisti hanno colto. Alcuni sono "evaporati", forse perchè i numeri di SL non meritano tale impegno (e quindi i relativi guadagni?). Non so perchè continuo a suonare in SL. Non certo per i soldi. In SL difficile guadagnare: a meno che non fai 5-6 concerti al giorno (ma questo è un altro discorso). Rispetto chi lo fa. Non ci riuscirei mai (non sono professionista fino a tal punto). Forse la maggior parte delle mie energie le spendo per scrivere piuttosto che per esibirmi. E' una scelta.
E' anche vero che in SL preferisco sentire concerti di altrettanti songwriter, quindi musica originale. Certo è tutto più difficile, molte volte i "pupazzetti" vogliono ascoltare canzoni che conoscono piuttosto che sentire musica mai sentita. E' sempre una questione di scelte. Anche degli owner. Anche questo è un altro discorso.
Vorrei solo che ci fosse un po' più di coraggio da parte di tutti. In fondo la musica ha bisogno di chi la scrive, di chi la interpreta (non necessariamente) e di chi la divulga.
Ebbene di concerti ne ho sentiti tanti in SL (ed organizzati tanti pure) ma molte volte si vogliono fare le cose semplici, o per lo meno meno rischiose (rischio di cosa poi non ho capito).
In questo senso la musica in SL ha una minore tensione creativa rispetto alle arti figurative. Forse ha anche meno rispetto. Non esistono colpe in particolare. E' colpa un po' di tutti.
To write songs is like to paint, create a sculpture or write a poem. A way to communicate passion and emotions.
I like to play and sing my songs for people coming to my gigs.
This is the great Second Life opportunity. But many musicians didn't understand that. Many of them poofed maybe because SL numbers (traffic, listeners and so on) were not sufficient to justify live performances (maybe not so much money?).
I don't know why I still play in SL. Not for money. I'am sure. It's very difficult to earn money playin in SL: you need to play 5-6 live gigs per day. I respect who is able to do that.
I will never be able to do that (I'm not so professional). Maybe I spend all my energy writing songs instead to play live: but it's my choice.
I also prefer to listen to original music gigs in SL.
Yes it's more difficult to play original music. Avatars like to listen to music they know. But it's a choise that every musician has.
I'd like to listen more original musicians. Music needs someone that writes songs.
And in Second Life, music has less creative opportunities then other arts. Maybe it's not taken into consideration as painting, sculpure or even building. Music is just for entartainment. Maybe we need something different.
Rockstar o songwriter? Bella domanda. Beh preferisco ritenermi un songwriter. Le canzoni rimangono, le rockstar spariscono prima o poi (e non solo in SL). Non ho la pretesa di scrivere canzoni che resteranno alla storia, ma almeno quelle potrò sempre cantarmele o ascoltarmele in qualsiasi momento.
Ho cominciato a suonare in SL solo per un motivo: suonare le mie canzoni.
Scrivo musica e canzoni da quando ho cominciato con la prima chitarra. Non ho mai amato le cover. Non so perchè. Forse perchè non sono interessato alla musica come intrattenimento. Preferisco pensare alla musica come un'opportuinità creativa.
In fondo scrivere canzoni è come creare un quadro, una scultura o scrivere una poesia. Un modo per esprimere le proprie tensioni, emozioni e passioni.
La cosa che più mi prende in questo senso è poter suonare e cantare le mie canzoni per qualcuno. Questa è la grande opportunità di SL. Un'opportunità che forse non molti musicisti hanno colto. Alcuni sono "evaporati", forse perchè i numeri di SL non meritano tale impegno (e quindi i relativi guadagni?). Non so perchè continuo a suonare in SL. Non certo per i soldi. In SL difficile guadagnare: a meno che non fai 5-6 concerti al giorno (ma questo è un altro discorso). Rispetto chi lo fa. Non ci riuscirei mai (non sono professionista fino a tal punto). Forse la maggior parte delle mie energie le spendo per scrivere piuttosto che per esibirmi. E' una scelta.
E' anche vero che in SL preferisco sentire concerti di altrettanti songwriter, quindi musica originale. Certo è tutto più difficile, molte volte i "pupazzetti" vogliono ascoltare canzoni che conoscono piuttosto che sentire musica mai sentita. E' sempre una questione di scelte. Anche degli owner. Anche questo è un altro discorso.
Vorrei solo che ci fosse un po' più di coraggio da parte di tutti. In fondo la musica ha bisogno di chi la scrive, di chi la interpreta (non necessariamente) e di chi la divulga.
Ebbene di concerti ne ho sentiti tanti in SL (ed organizzati tanti pure) ma molte volte si vogliono fare le cose semplici, o per lo meno meno rischiose (rischio di cosa poi non ho capito).
In questo senso la musica in SL ha una minore tensione creativa rispetto alle arti figurative. Forse ha anche meno rispetto. Non esistono colpe in particolare. E' colpa un po' di tutti.
Wednesday, 28 September 2011
Music in Second Life is (not) free !
Music in Second Life is free (at least it seems to be) . Everyone can attend to different gigs in the same day without paying any L$ or any sort of fee. Just someone tips the musician in order to keep the music on, less people tip the venue. Almost all the musicians ask for a fee for each hour of streaming. Owners pay those fees. For this reason music is not free. It is like a hidden economy inside Second Life. The "active" actors of this economy are the musicians (and their manager) and the owners. People attending to the gigs are "passive". Many tried with shopping adv or other commercial strategies, but it's a negative balance.
This is the major problem about music in Second Life. Yes music is free also on the web, but it's not really free. In many cases is an illegal practice, in other situations is "branded" with adv or other commercial issues.
In Second Life is "venue branded". Like in real life, but avatars don't pay for entrance. I think that this sort of "economy" can't go ahead for a long.
I started to play in SL 4 years ago. My fees since then are decreased of 50%. Market restrictions? Yes and no.
I believe that the main problem is the "music overload" in SL. Too much music. For this reason many of the "first time" musician abandoned SL live concerts. Not only because the fees are too low at the moment, but because there is too much music, and in most of cases, quality is very low.
This has caused that a concert is not anymore an "event", but I call it a "spam gig". I think that should be better to have less music, but with a higher quality.
A concert has to be an event, where everyone can play his rule. Musicians not only as "entartainers" but artists playing their art at the best, communicating their emotions, trying to get a real feedback from the people. Owners needs to read less traffic statistics and try to read more public chat comments, or asking for real avatar listeners statistics (many don't activate audio because they are in a voice conversation). Managers shouldn't send "wild tp" to everyone in their friend list. I recently deleted some from my list that where used to do this sort of sport. It's too simple to be a manager like that. Try to use better all the tools you have (social networks, groups, blogs ... just use them as they need to be used). I would like to see more "creative" music and less "industrial gig scheduling". More art, less entartainment.
La musica in Second Life è gratis (o almeno sembra esserlo). Ognuno di noi può in una serata andare a 5-6 concerti senza pagare un L$. Al massimo potrà elargire qualche mancia all'artista. Raramente alla venue.
Tutti i musicisti (incluso cantanti e dj) chiedono un compenso per ogni concerto. Gli owners pagano questi compensi. Per questi motivi la musica in Second Life non è gratis.
E' una sorta di economia "nascosta" o meglio "orfana", in quanto non tutti gli attori coinvolti contribuiscono al valore economico dell'evento. Molti owners hanno cercato e cercano di far quadrare i conti con varie modalità commerciali, ma alla fine penso che il bilancio sia in "rosso".
Molti di voi diranno che sul web ormai la musica è gratis. Anche questo è relativamente vero perchè o ricorre a pratiche illegali o in qualche modo è sponsorizzata da iniziative commerciali.
In Second Life è sponsorizzata dagli owners, così come succede per la musica live in real life per i locali. L'unica differenza è che nessuno paga una consumazione o il biglietto di entrata in SL.
Non penso che questo tipo di "economia" possa essere sostenuta a lungo, anche in considerazione del trend che ha intrapreso.
Io ho cominciato a suonare nel 2007 e attualmente il mio compenso medio è diminuito del 50% rispetto a quello di allora. Problemi del mercato ? Sì e no.
Credo che il problema maggiore sia la troppa offerta. Troppa musica rispetto alla richiesta, e troppe volte di questa musica è dubbia sia la qualità che la veridicità.
Questo ha causato che ormai un concerto non è più un "evento". Anzi ormai io li chiamo gli "spam gigs". Tutto si basa sulla quantità. Da entrambe le parti.
Forse è ora che un concerto ritorni ad essere "evento".
I musicisti non devono essere solo "intrattenitori", ma devono poter espriremere la loro "arte" al meglio, comunicare le loro emozioni e passioni, cercare di creare un feedback con il proprio pubblico.
Gli owners devono fare più attenzione a quello che gli avatar scrivono in chat pubblica e pretendere le reali statistiche di ascolto (molti non accendono nemmeno l'audio pur essendo ad un concerto), più che guardare le statistiche di traffico che non sempre risultano veritiere.
I managers devono usare meglio gli strumenti che hanno a disposizione (social networks, blog, gruppi, ecc.) piuttosto che limitarsi al tanto da me disprezzato "tp selvaggio".
Insomma lavorare sulla qualità più che sulla quantità.
Preferirei vedere più creatività in ogni singolo concerto. Da parte di tutti. Più attenzione alla dimensione artistica e meno intrattenimento.
Aloha
This is the major problem about music in Second Life. Yes music is free also on the web, but it's not really free. In many cases is an illegal practice, in other situations is "branded" with adv or other commercial issues.
In Second Life is "venue branded". Like in real life, but avatars don't pay for entrance. I think that this sort of "economy" can't go ahead for a long.
I started to play in SL 4 years ago. My fees since then are decreased of 50%. Market restrictions? Yes and no.
I believe that the main problem is the "music overload" in SL. Too much music. For this reason many of the "first time" musician abandoned SL live concerts. Not only because the fees are too low at the moment, but because there is too much music, and in most of cases, quality is very low.
This has caused that a concert is not anymore an "event", but I call it a "spam gig". I think that should be better to have less music, but with a higher quality.
A concert has to be an event, where everyone can play his rule. Musicians not only as "entartainers" but artists playing their art at the best, communicating their emotions, trying to get a real feedback from the people. Owners needs to read less traffic statistics and try to read more public chat comments, or asking for real avatar listeners statistics (many don't activate audio because they are in a voice conversation). Managers shouldn't send "wild tp" to everyone in their friend list. I recently deleted some from my list that where used to do this sort of sport. It's too simple to be a manager like that. Try to use better all the tools you have (social networks, groups, blogs ... just use them as they need to be used). I would like to see more "creative" music and less "industrial gig scheduling". More art, less entartainment.
La musica in Second Life è gratis (o almeno sembra esserlo). Ognuno di noi può in una serata andare a 5-6 concerti senza pagare un L$. Al massimo potrà elargire qualche mancia all'artista. Raramente alla venue.
Tutti i musicisti (incluso cantanti e dj) chiedono un compenso per ogni concerto. Gli owners pagano questi compensi. Per questi motivi la musica in Second Life non è gratis.
E' una sorta di economia "nascosta" o meglio "orfana", in quanto non tutti gli attori coinvolti contribuiscono al valore economico dell'evento. Molti owners hanno cercato e cercano di far quadrare i conti con varie modalità commerciali, ma alla fine penso che il bilancio sia in "rosso".
Molti di voi diranno che sul web ormai la musica è gratis. Anche questo è relativamente vero perchè o ricorre a pratiche illegali o in qualche modo è sponsorizzata da iniziative commerciali.
In Second Life è sponsorizzata dagli owners, così come succede per la musica live in real life per i locali. L'unica differenza è che nessuno paga una consumazione o il biglietto di entrata in SL.
Non penso che questo tipo di "economia" possa essere sostenuta a lungo, anche in considerazione del trend che ha intrapreso.
Io ho cominciato a suonare nel 2007 e attualmente il mio compenso medio è diminuito del 50% rispetto a quello di allora. Problemi del mercato ? Sì e no.
Credo che il problema maggiore sia la troppa offerta. Troppa musica rispetto alla richiesta, e troppe volte di questa musica è dubbia sia la qualità che la veridicità.
Questo ha causato che ormai un concerto non è più un "evento". Anzi ormai io li chiamo gli "spam gigs". Tutto si basa sulla quantità. Da entrambe le parti.
Forse è ora che un concerto ritorni ad essere "evento".
I musicisti non devono essere solo "intrattenitori", ma devono poter espriremere la loro "arte" al meglio, comunicare le loro emozioni e passioni, cercare di creare un feedback con il proprio pubblico.
Gli owners devono fare più attenzione a quello che gli avatar scrivono in chat pubblica e pretendere le reali statistiche di ascolto (molti non accendono nemmeno l'audio pur essendo ad un concerto), più che guardare le statistiche di traffico che non sempre risultano veritiere.
I managers devono usare meglio gli strumenti che hanno a disposizione (social networks, blog, gruppi, ecc.) piuttosto che limitarsi al tanto da me disprezzato "tp selvaggio".
Insomma lavorare sulla qualità più che sulla quantità.
Preferirei vedere più creatività in ogni singolo concerto. Da parte di tutti. Più attenzione alla dimensione artistica e meno intrattenimento.
Aloha
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